La rilettura di un antico testo alchemico, il "Rosarium Philosophorum", lo stesso usato da Carl G. Jung come filo conduttore nella sua Psicologia del transfert, si trasforma, come dice l'autore nel Prologo, da un'occasione di studio nella straordinaria avventura di un viaggio involontario. In "Solve coagula" anche il lettore viene 'rapito e trascinato' in questo viaggio, e può scoprire che le immagini desuete del testo alchemico gli appartengono profondamente e danno senso e verità a esperienze vissute in modo frammentario e apparentemente incoerente: amore e dolore, possesso e perdita, illusione, delusione, rinnovata speranza. La parte finale del libro è dedicata allo svolgimento, su un livello filosofico e antropologico, delle proposte implicite e dei semi che il percorso del "Soave coagula" ha saputo gettare nella coscienza di un uomo d'oggi.