Se il Novecento è stato il secolo dei grandi movimenti dei lavoratori, a cui si accompagnavano grandi narrazioni collettive, questi nostri piccoli anni zero ci mostrano un paesaggio completamente mutato. Mille "lavoretti" atipici hanno trasformato dall'interno le nostre esistenze in forme di vita singolari, surreali, tragicomiche o soltanto tragiche, fantastiche, incredibili - comunque difficili da comprendere e rappresentare, e quindi spesso sconosciute e inedite. Da questo vissuto nascono le motivazioni che hanno spinto un gruppo molto ampio di giovani scrittori a fondare "il maleppeggio", un giornale che ha voluto raccontare il presente in cui viviamo - immobile, come eternamente congelato - attraverso le sue "storie di lavoro". Storie mai semplici, mai assimilabili l'una all'altra, mai consolatorie. Questo libro è il racconto di quelle storie e del quadro emozionale di un'Italia frammentata, tra desideri di normalità, frustrazioni per un presente depresso, rabbia e sconcerto. "A fine lettura - dice Carola Susani - Sono come tu mi vuoi si scopre manifesto. II manifesto di una generazione incapace di manifesti, che non sa neanche alzare la voce perché teme il ridicolo, che già si aspetta i colpi dall'inizio e si rifiuta perciò di darsi peso. Eppure che vede nelle pieghe, tra la vita quotidiana e il lavoro, tra i sentimenti e la necessità che preme, dove ci siamo ritirati.
La nostra recensione
I tempi cambiano e con loro anche le realtà lavorative. Dai movimenti dei lavoratori del Novecento si è passati alle crisi economiche mondiali e al precariato, visto come un terribile nemico pronto a farci crollare in ginocchio da un momento all'altro. In Sono come tu mi vuoi, numerosi giovani scrittori si cimentano nel raccontare molteplici esperienze lavorative, uniche, particolari, molto spesso tragicomiche. Secondo gli autori, il modo migliore per raccontare il tempo in cui viviamo è quello di assemblare queste singole "storie di lavoro". L'obiettivo non è solo quello di intrattenere, ma anche di far riflettere: il mondo lavorativo, ormai così complicato, produce dei profondi cambiamenti anche sul nostro modo di vivere, sulle nostre emozioni, sui nostri desideri.