Dal rischio di dissoluzione a superpotenza globale: è il percorso storico degli Stati Uniti dalla guerra civile a oggi preso in esame da questo volume riproposto in edizione aggiornata e aumentata. Il conflitto tra Nord e Sud fu inoltre uno straordinario acceleratore che, cancellando la schiavitù dalle istituzioni nazionali, aprì la strada all'industrialismo capitalista. Della schiavitù rimase però il segno profondo dell'oppressione razziale degli afroamericani. Poi, mentre si completava l'esproprio dei 'native Americans', milioni di immigrati furono attratti dalle promesse della società industriale e urbano in più rapida espansione al mondo. Nei primi del Novecento presero forma una società fondata su razza, casta e classe e uno stato repubblicano, tanto flessibile e discreto nelle sue articolazioni civili, quanto rigido e granitico contro le opposizioni sociali e politiche. Questo il tronco da cui sono cresciuti, dopo la Grande Depressione, l'egemonia economico-politica e militare raggiunta con la seconda guerra mondiale e il benessere postbellico il cui slancio si è interrotto con la crisi degli anni Settanta. Scomparso l'URSS, gli Stati Uniti sono rimasti l'unica potenza 'imperiale' dopo mezzo secolo di confronto bipolare. La nuova e profonda polarizzazione sociale interna tra ricchi e poveri e l'ovvio di una fase tumultuosa - la 'terza rivoluzione industriale' - di ridefinizione dell'industria, della finanza, degli stessi principi costitutivi della società hanno posto gli Stati Uniti di fronte a nuove incertezze. Gli attentati dell'11 settembre 2001 e l'intervento in Afghanistan hanno sollevato domande sul ruolo internazionale della 'superpotenza solitaria' e sulla capacità di esercitare l'egemonia che essa rivendica per sé nel nuovo ordine mondiale.