E il 1939 nella Germania nazista. Tutto il Paese è col fiato sospeso. La Morte non ha mai avuto tanto da fare, ed è solo l'inizio. Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, qualcosa di sconosciuto e confortante al tempo stesso, un libriccino abbandonato lì, forse, o dimenticato dai custodi del minuscolo cimitero. Liesel non ci pensa due volte, le pare un segno, la prova tangibile di un ricordo per il futuro: lo ruba e lo porta con sé. Così comincia la storia di una piccola ladra, la storia d'amore di Liesel con i libri e con le parole, che per lei diventano un talismano contro l'orrore che la circonda. Grazie al padre adottivo impara a leggere e ben presto si fa più esperta e temeraria: prima strappa i libri ai roghi nazisti perché "ai tedeschi piaceva bruciare cose. Negozi, sinagoghe, case e libri", poi li sottrae dalla biblioteca della moglie del sindaco, e interviene tutte le volte che ce n'è uno in pericolo. Lei li salva, come farebbe con qualsiasi creatura. Ma i tempi si fanno sempre più difficili. Quando la famiglia putativa di Liesel nasconde un ebreo in cantina, il mondo della ragazzina all'improvviso diventa più piccolo. E, al contempo, più vasto. Raccontato dalla Morte - curiosa, amabile, partecipe, chiacchierona - "Storia di una ladra di libri" è un romanzo sul potere delle parole e sulla capacità dei libri di nutrire lo spirito.
La nostra recensione
Un giovane scrittore australiano che scrive una storia ambientata nella Germania nazista? Difficile da credere! Eppure è così, e la storia è di quelle che lasciano il segno, come ha dimostrato il successo mondiale di questo romanzo, pluripremiato e rimasto per ben otto anni di fila nella classifica dei bestseller del New York Times. In questo caso la fantasia dello scrittore e la potenza immaginifica delle parole hanno trovato anche materia narrativa nei racconti che i genitori (padre austriaco e madre tedesca, entrambi testimoni da ragazzi degli orrori bellici) hanno fatto al giovane Markus Zusak. La trovata ingegnosa e originale è stata quella di far narrare la storia non alla bambina e nemmeno a una terza persona neutrale, ma alla Morte stessa, un io-narrante sorprendentemente umano e simpatico che avvolge, coinvolge e travolge letteralmente il lettore, immerso in una storia che non si può non dire tragica ma che sa anche strappare un sorriso, molto commovente e che in più è anche divertente. Siamo così autorizzati rinunciare a qualsiasi morale, non è richiesto nemmeno un giudizio storico, ma solo il piacere di leggere e la curiosità - questa sì grande - di scoprire che in fondo non èla Morte il peggior nemico dell’uomo, ma l’uomo stesso. Anzi,la Morte che qui l’autore chiama a raccontare la storia non mette paura, è proprio rassicurante e sembra abbia perfino un debole, e un riguardo, per gli esseri umani che amano leggere. Lo impara Liesel e lo imparano i milioni di lettori che si sono lasciati conquistare da questo romanzo, un piccolo gioiello letterario del Nuovo millennio.