"Nacqui moto Guzzi e morirò moto Guzzi quando lo vorrà quella Provvidenza che governa misteriosamente il mondo. Nel mio caso la Provvidenza è poco divina o manzoniana, ha a che fare più che altro con il cambio dell'olio, lo scorrimento dei pistoni, il funzionamento della cinghia di trasmissione, la tenuta dei freni." Inizia così il viaggio di Flavio Santi tra le primule e i temporali, tra l'idillio dell'osteria e la tragedia dell'alcolismo, tra paesaggi degni del Tiepolo e colate di cemento del Friuli Venezia Giulia. Luoghi reali ma anche mentali, che hanno affascinalo scrittori e registi, dove la dialettica tra città e campagna è più forte ed evidente che mai. Quel Fnuli contadino e povero che ricorda Guido Piovene nel suo indimenticabile "Viaggio in Italia" è diventato industriale e ricco, beve vino rigorosamente Doc ma mangia da McDonald's, esporta in Russia ma parla friulano. Con la moto di Flavio Santi girovaghiamo attraverso una terra ex-poverissima, che ha i più bei tramonti d'Italia, ma anche il maggior numero di morti per cirrosi epatica, dove la mitologia del friulano 'bon e onest lavorador' deve fare i conti con la modernità più spietata, dove un africano può sognare di fare il calciatore e diventare l'idolo dell'Udinese, ma allo stesso tempo chi governa bene può venire mandato a casa solo perché 'triestino' e dunque straniero, come nel caso Illy.