Nelle ventitre scene drammatiche di questa pièce del 1938, Brecht si limita a registrare episodi "tipici del terrore e della miseria del terzo Reich". Anche dalle più viete parole quotidiane si sprigiona una feroce condanna o un senso di sconfinata desolazione. "Dal fondo dell'abisso sale un monito di fermezza; - come nota Emilio Castellani - ma è una voce isolata. Le scene non sono che documenti di disfatta. Alcune - le più - a carattere di flash, di rapidi scorci con effetti luministici di varia intensità (feroci, agghiaccianti, squallidi); altre più diffuse e discorsive, a volte persino verbose, come si conviene alla borghesia medio-piccola nelle sue varie sfaccettature sociologiche, che è lo strato sociale predominante. Intellettuali, scienziati, medici, giudici come operai qualificati, bottegai, domestici, soldati: la paura contagia tutti, colpisce ovunque".