Derivata dall'omonimo dialogo greco di Luciano, "Timone d'Atene" è la tragedia del denaro, dell'adulazione, dell'ingratitudine umana. In essa si narra la vicenda di Timone, ricco ateniese generoso e scialacquatore, perennemente circondato di parassiti che egli crede amici. Ma quando i debiti lo travolgono, non trova nessuno che lo soccorra. Indignato, si ritira a vita solitaria in una caverna nei pressi della città, e anche quando trova un insperato tesoro, non torna ai lussi e agli agi, ma usa quel denaro per tessere la sua vendetta contro la città ingrata. Vicino per la cupa visione del mondo e dell'umanità a Lear, Amieto e Otello, Timone resta memorabile per le icastiche invettive contro la cupidigia e l'egoismo degli uomini, tanto da essere ancora oggi uno dei drammi più significativi e citati di Shakespeare. Con un saggio di Romain Rolland.