"Tu non c'eri" fa dialogare due generazioni, quella degli anni Ottanta e quella degli anni Duemila, valori diversi e battaglie diverse. Ma entrambi hanno lo stesso coraggio e voglia di costruire un futuro migliore. È da qui che parte la narrazione, al di là delle vicende personali e politiche; quello che viene fuori è l'esigenza di un dialogo generazionale, quello che è mancato ai nostri protagonisti è proprio un dialogo. E qui c'è quella sorta di magia del Sud che, grazie alla fisicità della roccia, fa incontrare un padre e un figlio, in un dialogo onirico, un dialogo spietato, un dialogo poetico, un dialogo che commuove, un dialogo che fa riflettere su quanto sia importante la presenza di un padre ed il dolore che ne provoca una assenza. Se il padre cerca di spiegare che la sua battaglia non è stata individuale ma è stata una lotta comune, il figlio in qualche maniera dimostra che questa generazione ha ancora grandi valori, crede nella vita, si immagina un futuro, vuole combattere scegliendo la vita. Il figlio riuscirà a compiere un atto importante, scalare per la prima volta una montagna, arriverà in vetta, sta per avere un figlio, tre generazioni, per un figlio che ha avuto un padre assente ora c'è un nuovo padre che vuole esserci e non sentirsi dire un giorno "Tu non c'eri".