Nel 1987 l'archeologo Israel Broshi, convinto di aver capito dove si trova l'Arca dell'Alleanza, comincia a scavare un tunnel nei pressi di un villaggio palestinese. La sua ricerca, però, è interrotta dall'esplosione della prima Intifada. Molti anni dopo, sua figlia Nili decide di riprendere gli scavi in segreto, nella speranza di riabilitare la figura paterna e completare il suo lavoro. Purtroppo il sito dello scavo si trova nei pressi della barriera di separazione israeliana, il famigerato muro anti-terrorismo eretto nel 2002, cosa che attirerà molte indesiderate attenzioni: da una parte gli ultra-ortodossi che credono che la scoperta dell'Arca porterà sulla Terra il nuovo messia, dall'altra i palestinesi che reclamano il loro territorio. E mentre il dipartimento di Archeologia dell'Università di Gerusalemme e un importante collezionista privato tramano nell'ombra, nella vicenda si insinuano anche i miliziani dell'Isis. Infatti, come ricorda Maria Edgarda "Eddi" Marcucci nella sua prefazione, vari gruppi jihadisti hanno un legame ambiguo con i reperti archeologici: i video in cui si riprendono mentre distruggono i Buddha di Bamiyan o i templi di Palmira sono perfetti sia per fare propaganda sia per raccogliere denaro, perché fanno «alzare i prezzi di mercato dei manufatti antichi, che in realtà i miliziani hanno sempre commerciato a telecamere spente. Attori privati e statali di tutto il mondo hanno partecipato a questi commerci, consapevoli di chi stessero finanziando». Rutu Modan riesce a intrecciare tutte queste contraddizioni con rara maestria, realizzando una commedia con un finale sorprendente, che analizza con estrema lucidità i paradossi di una delle aree più tormentate del pianeta.