Il volume raccoglie l'intera produzione di Giorgio Caproni, compreso "Res Amissa", pubblicato postumo nel 1991. È dunque possibile cogliere nella sua interezza una delle più importanti voci poetiche del Novecento. Il dato essenziale della modernità di Giorgio Caproni è quella sua particolare musica cui si deve la naturalezza con cui il poeta passa, senza mutar tono, dal quotidiano all'astratto, dal colore al disegno, dal colloquiale all'epigrafico, dal domestico al metafisico. Temi preferiti da Caproni sono il viaggio, la frontiera, le terre di nessuno con i loro paesaggi solitari e le loro rare apparizioni e la caccia, ossessiva, a un'inafferrabile preda. Unico rifugio umano è proprio l'incerto confine tra il vero e l'immaginario, tra il certo e il possibile: anche l'assoluto, se esiste, abita nell'ambiguità. Introduzione di Stefano Verdino.
GIORGIO CAPRONI
Alba (Da "POESIE. 1932-1986", GARZANTI editore)
Amore mio, nei vapori dun bar
allalba, amore mio che inverno
lungo e che brivido attenderti! Qua
dove il marmo nel sangue è gelo, e sa
di rinfresco anche locchio, ora nellermo
rumore oltre la brina io quale tram
odo, che apre e richiude in eterno
le deserte sue porte?... Amore, io ho fermo
il polso: e se il bicchiere entro il fragore
sottile ha un tremitìo tra i denti, è forse
di tali ruote uneco. Ma tu, amore,
non dirmi, ora che in vece tua già il sole
sgorga, non dirmi che da quelle porte
qui, col tuo passo, già attendo la morte.
Era il 1945 quando Giorgio Caproni affidava a pochi versi l'intera poetica di una vita. Il sentimento del tempo, la perdita, l'attesa e il rimpianto verso un passato vinto. L'amore come condizione di impossibilità e scacco, quale cifra della domanda di senso, dove il verso si fa esilio da una vita mancata, da un Dio cercato e assente. Sono le latterie, le osterie, la Livorno di infanzia e giovinezza della madre perduta, i luoghi in cui geme la voce. Caproni raccoglie la musicalità dei madrigali del Tasso, il Male di vivere di Montale e la lucida filosofia poetica di Leopardi in una tessitura stilistica lirica eppure dimessa, agile ma vibrante, con una efficacia di insuperato esito. Nel suo settenario si incontrano la tradizione colta e l'irrelato orale, il Cavalcanti di Perch'io non spero di tornar giammai strofina di notte un "cerino sul muro", "Proserpina nella scialba veste lavava all'alba i nebbiosi bicchieri". E ai sensi si affida la memoria del cuore, "il vento odoroso dei gerani, in riposo, replicava il tuo accento", "odori d'erbe e di carnagioni indocili". Ma è "una brezza troncata sul sospiro del tuo nome" la voce leggera si inerpica e smuore "sul fronte di un continuo orizzonte".
L'amore non salva. E neppure la poesia.
Resta una musicalità talora drammatica, talora trasognata, che lascia l'amaro con delicata pronuncia sintattica. E così, mentre la vita, con garbo, prende congedo da se stessa, Caproni imprime al panorama poetico del Novecento un risultato di straordinario equilibrio tematico e stilistico.
Per quanti non vorranno perdere la ricchezza di questo poeta, la raccolta "Poesie. 1932-1986" per i tipi Garzanti, è una gemma editoriale da leggere e rileggere negli anni.
Anna T.
libraia di Mondadori Duomo Milano
libreria duomo - 26/11/2024 15:15