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Questa è la storia degli uomini che giunsero al termine del mondo conosciuto: è la storia della conquista mancata del polo sud. Chi fosse stato accanto a loro li avrebbe visti stanchi e stremati, entusiasti e dolenti, in preda alle follie, abbacinati. Sono eroi che partirono carichi di pellicce, racchette, sci di legno, cani, provviste, pony siberiani, slitte, grammofoni, macchina fotografica, pianoforte, libri, medicine. E la cecità imposta dal delirio bianco dei ghiacci non impedì loro di nutrire senza requie il sogno di raggiungere una meta che non era solo geografica. Dal gennaio 1911 al marzo 1912 il gelo polare mise alla prova la resistenza disumana di quegli uomini alla ricerca del limite del mondo infisso nell'acqua ghiacciata. Attraverso la voce e lo sguardo di un narratore spettrale e innominato, capace di attenzione e intima pietà, in Ultimo parallelo riprende vita la spedizione del capitano britannico Robert Falcon Scott, che, il 17 gennaio 1912, dopo un viaggio di 750 miglia attraverso le distese dell'Antartide, raggiunge il polo sud insieme a quattro compagni. Durante il viaggio Scott e i suoi scuoiano e sezionano i pony per farne provviste, trainano da soli le slitte, sfigurati dal gelo e martoriati dalle tempeste di neve. Ma al loro arrivo trovano una bandiera nera attaccata a una stanga di slitta, in quella terra che assomiglia alla fine ultima del mondo. Scott aveva perso, gli inglesi avevano perso, il polo era dei norvegesi, di Amundsen. Tentando il ritorno alla base, stremati dalla fatica e dal blizzard, Scott e i quattro pionieri trovarono la morte, lasciando in eredità altrettanti diari e un pugno di foto. Ed è a partire da queste immagini, interpretando la fisiognomica dei volti, le espressioni, i gesti, i particolari che compaiono nell'inquadratura che Filippo Tuena muove la narrazione, portandole a intrecciarsi col testo. Le foto sono parte inscindibile della struttura del romanzo, altalenante tra saggio, memoriale di viaggio, lirica e narrativa pura, in una pluralità di voci che dialoga sempre con l'«uomo in più», l'allucinazione eliotiana, specchio dello scrittore che racconta e del lettore che legge. Con Ultimo parallelo, già vincitore del Premio Viareggio 2007, Filippo Tuena non si accontenta di consegnare ai lettori il romanzo definitivo sulla spedizione di Robert Scott e la scoperta geografica del polo sud, ma racconta la storia universale dei soccombenti, degli uomini che si sono confrontati con i propri limiti e ne sono usciti sconfitti.

La nostra recensione

I ricordi degli esploratori parlano spesso di una presenza silenziosa e simbolica che procede “senza fatica” accanto a loro e che osserva e misura la loro fragilità; questa figura inquietante è quell’uomo in più, “quel terzo che cammina sempre al tuo fianco”, evocato in modo sublime da Eliot in The Waste Land. È l’occhio di quest’uomo, diaframma sottile e impalpabile tra autore e lettore, a seguire l’avventura disperata, epica, tragica del capitano Robert Scott e della sua squadra alla conquista del Polo Sud. Una vittoria mancata ‘per colpa’ del norvegese Amundsen che arrivò alla meta cinque settimane prima degli inglesi e che segnò, involontariamente, la tragedia della spedizione. Filippo Tuena racconta questa spietata, inutile gara attraverso il corpo degli esploratori, il disfacimento lento e progressivo di corpi violati dalla natura e inesorabilmente trasformati in monumenti della sfida estrema dell’uomo. Il racconto di Tuena, però, non è un semplice resoconto, un dettagliato reportage basato sui diari ritrovati nella tenda di Scott; se fosse solo questo non avrebbe nulla di orginale e di diverso rispetto a una qualsiasi cronaca dei fatti. In questo libro c’è di più, c’è qualcosa di più profondo, ovvero l’immaginazione, e più ancora la compassione, il sentire comune dell’autore/lettore che entra nei corpi, nelle tende, nei sacchi a pelo, nei guanti, nbegli scarponi insufficienti a rendere ‘innocuo’ il freddo dell’Antartide e da quelle sensazioni ricama parole che contengono tutto il fascino incompiuto delle speranze, dei sogni e degli sforzi di quegli uomini. Un romanzo non è un diario di viaggio, può permettersi e, forse, deve allontanarsi dalla verità, certo senza nasconderla, restandole accanto e guardandola un po’ di sbieco come fa quell’uomo in più, quell’ombra degli esploratori che Tuena riesce a trasformare in presenza umana e partecipe.

Antonio Strepparola

Dettagli down

Generi Gialli Noir e Avventura » Narrativa di Avventura , Romanzi e Letterature » Avventura

Editore Il Saggiatore

Formato Ebook (senza DRM)

Pubblicato 16/01/2013

Lingua Italiano

EAN-13 9788865762806

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