Questa è la storia di Aldo, figlio di Palmiro Togliatti, il Migliore. Una storia di solitudine, timidezza e gentile follia. La storia di un uomo che non ha lasciato memoria in un mondo pieno di memoria. Lo chiamano Aldino, anche quando è un uomo adulto. Dal 1926 al 1944 ha vissuto in Russia e ha frequentato la scuola di Ivanovo (destinata ai figli dei dirigenti di tutti i partiti comunisti del mondo). Dopo i funerali del padre, Aldo scompare. Sappiamo che ha già avuto problemi di salute mentale e che vive con la madre, a Torino. Tra lui e la madre, Rita Montagnana, immaginiamo una stretta vicinanza, come in tante vicende di vite che non riescono a distendersi e si aggrovigliano intorno a un genitore. Una volta lo trovano a Civitavecchia, sul molo. Sembra un barbone, vuole salire su una nave, partire. Più tardi succede ancora, a Le Havre. Aldo sembra spiare, in fondo all'orizzonte, un'altra parte del mondo. Per la seconda volta viene riportato a casa. Più tardi lo ritroviamo in una casa di cura privata, villa Igea, a Modena, dove resta per 31 anni, fino alla morte nel 2011 a 86 anni. In clinica, per via di quel cognome pesante, è menzionato solo come "il signor Aldo". È un paziente mite: legge romanzi in francese e in russo, compila la "Settimana Enigmistica" che gli porta un militante del Pci, Onelio Pini, insieme alle sigarette Stop. Nell'89 è quest'ultimo a dovergli dire che l'Unione Sovietica non c'è più. E Aldo dice: "Non ci credo".
Il libro mi è stato regalato per il mio compleanno con la precisazione che era un libro che mi sarebbe piaciuto. L'ho letto in pochissimi giorni visto la capacità di " incollarti " che trasmette.E' scritto con un grande contributo di note storiche e sociali che lo rende anche uno strumento per conoscere il nostro passato nel novecento. Quello che mi ha colpito personalmente, ma credo sia un dato oggettivo, e non solo personale è la delicatezza e la dolcezza con cui l'autore costruisce ed dipana la narrazione della storia di Aldo unico figlio naturale di Palmiro Togliatti e del tentativo di relazione tra i due e della difficoltà di " costruire " la propria esistenza nel mondo che va dalla nascita nel 1925 fino a quando per motivi non approfonditi si/viene ricovera/to in un struttura ospedaliera dove infine morirà. Colpisce la costruzione del libro tra rimandi storici precisi ed il tentativo di fare tesi della difficile vita di Aldo tra l'essere il figlio di un uomo importante chiamato da tutti " IL MIGLIORE " con tutto quello che immaginiamo possa conseguirne e la difficoltà di trovare un personale percorso di esistenza del proprio vivere. Tutto il libro è impostato su una delicatezza ed un rispetto da parte del narratore verso il " protagonista " ( in realtà protagonista per me è tutto il contesto storico sociale italiano ed europeo compresa la vicenda umana di Aldo )che lo rende un libro da leggere con passione e rispetto umano sopratutto per tutti noi che andiamo a tutta velocità cercando di rimanere al passo dei tempi e " sottovalutiamo/sottostimiamo "chi per tanti motivi ( molte volte difficili da interpretare ) non riesce ad essere veloce e competitivo rispettando le aspettative ed allora ferma la corsa forsennata e si mette/ è costretto a farsi da parte e costruirsi una realtà personale ai margini del caos della societa' che gli corre a fianco. Grande merito a Massimo Cirri per la costruzione del libro che evidenzia il grande rispetto ed amore per chi corre piano o non corre affatto. Sarei grato chi avesse letto /leggerà il libro vorrà inserire un contributo del proprio pensiero. Giancarlo Luciani
giancarlo luciani - 21/06/2016 07:52