Un'esecuzione ordinaria

Pavlov, l'io narrante di questo romanzo polifonico, dalle mille voci e dai mille echi, è un ex insegnante di storia, frustrato dal regime sovietico nelle sue aspirazioni più profonde. La storia della sua famiglia è esemplare nella sua drammaticità. Da un lato, il figlio Vania, nell'agosto del 2000, viene dato per disperso dopo l'affondamento, nel mare di Barents, del sottomarino russo su cui era imbarcato: essere sopravvissuto al naufragio è un fatto molto "scomodo" per la presidenza russa. Dall'altro, le vite dei nonni di Vania, l'urologo Olga e il fisico Vassili, sono state spezzate dalla barbarie statale, che nei temibili anni cinquanta ha imposto a Olga di fungere da medico curante di Stalin senza che nessuno potesse essere informato della cosa, nemmeno il marito Vassili, arrestato e sottoposto a tortura perché sospettato di avere avuto sentore dell'attività segreta della moglie. E nella cornice di questa torbida vicenda di soprusi, amori e ideali traditi, delitti e castighi, che coinvolge tre intere generazioni, emerge un ritratto spietato, commovente e insieme grandioso di cinquant'anni di storia russa, dalla morte di Stalin alla fine del comunismo. Una storia che continua a far parlare di sé, fra ansia di libertà delle vittime di ieri e di oggi, e spinte repressive sempre rinnovate. Un romanzo dal tocco classico ed epico, per rinnovare la diagnosi della paranoia secolare di quello che fu il più grande impero del Ventesimo secolo.

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