LIBRO DELL'ANNO NEW YORK TIMES. Tratto dal pluripremiato blog Hyperbole and a Half. Questo è un libro che ho scritto io. Siccome l'ho scritto io, ho dovuto pensare a cosa mettere sulla quarta di copertina per spiegare cosa c'è dentro. Così ho cercato di scrivere una breve presentazione in terza persona che facesse capire che è un libro fantastico, magari anche con un tono un po' autorevole - come se l'avessi scritto io -, ma ho capito subito che non sono abbastanza subdola per risultare convincente. Allora ho deciso di fare semplicemente un elenco di quello che c'è dentro: - Figure - Parole - Storie di cose che mi sono successe - Storie di cose che sono successe ad altri per colpa mia - Otto milliardi di dollari* - Storie di cani - Il segreto dell'eterna felicità* Si potrebbe dire che questo libro è pieno di storie. E anche che ci sono molte più figure che in un dizionario... Questo libro è FIGO! *Queste sono palle. Forse, in realtà, un po' subdola lo sono! *** Miglior libro del 2013 Associazione delle radio americane Miglior libro humour del 2013 Library Journal «Questo è il libro dell'anno.» Elizabeth Gilbert, autrice di Mangia, prega, ama «Allie Brosh è una scrittrice evocativa che mette a nudo le sue debolezze e i suoi difetti, dall'infanzia ad oggi, senza alcuna vanità, ma con un palpabile senso di catarsi. Quando le parole non bastano, il suo tratto, solo all'apparenza semplice, aggiunge un'ulteriore profondità a ogni pagina.» Publishers Weekly «I disegni di Allie Brosh, benché siano qualcosa di grezzo, rispecchiano nude emozioni e mescolano senza strappi commedia e sofferenza.» The New York Times «Se alcune persone preparano la zuppa di pollo per l'anima, l'adorata e spiritosa Allie Brosh prepara un kir royal.» New York Observer «I fumetti di Allie Brosh esaminano il mondano e l'irrazionale cani pazzi, pericolosi costumi da dinosauro, chicchi avvizziti di mais che possono mettere fine ad una profonda depression.» CNN «Mia moglie, che difficilmente legge un libro pubblicato dopo il 1910 e non ride mai, ha pianto di gioia.» Dwight Garner, New York Times