Lo sguardo di Biasiucci ha il garbo e la volontà di scoperta della mano che cerca, raccoglie, accumula e ricompone. La penombra degli ambienti del carcere, da lui immortalato, si lascia pervadere dalla luce del paesaggio. Il limite, il muro, le grate rivelano la mobilità delle forme. I frammenti che compongono la sua maestosa opera sono episodi, dettagli, squarci nella memoria che si ordinano in un racconto. Oggetti, strumenti, abbandonati o feriti dalla luce tagliata dalle sbarre, la moltitudine di spezzate solitudini si aggrappano a un tutto, cornice dopo cornice. Il quadro, nella sua interezza, si configura e appare tra il visto e l'immaginato, tra luce e buio, ora chiusi, ora dilatati.