Duttili, instancabili, sofisticate, capaci di apprendere: le macchine di ultima generazione oggi sostituiscono l'uomo in un numero talmente elevato di mansioni, e così bene e in fretta, da relegare tra le anticaglie ciò che appena ieri sembrava avveniristico. La loro inarrivabile efficienza ha però ricadute dirompenti sulla società - prima fra tutte la disoccupazione tecnologica - che aggiornano a livello planetario una sfida iniziata duecentocinquanta anni fa con la Rivoluzione industriale, quando dall'inventiva di geniali artigiani uscirono i dispositivi meccanici destinati a innescare il radicale rinnovamento del sistema produttivo. Senza pregiudiziali tecnofile o tecnofobe, lasciando parlare i fatti e le cifre, Lorenzo Pinna rimette narrativamente in sequenza snodi storici, dinamiche economiche e risonanze immaginifiche dell'interazione umana con la meccanizzazione e l'automazione. Nel tragitto dalle macchine viventi settecentesche, congegni di pura meraviglia, all'uomo-macchina taylorista, fino alla tarda macchina-uomo dotata di intelligenza artificiale, sfilano catene di montaggio e monumentali calcolatori a valvole, microprocessori e robot meccatronici. E l'entusiasmo si alterna alla rivolta. Ma esistono vie d'uscita meno disperate di quella luddista del campione di scacchi che, interrogato circa la strategia per avere la meglio sul computer con cui gareggiava, rispose lapidario: «un martello». Pinna ne passa in rassegna alcune, in grado di contemperare garanzie sociali e potenza di calcolo per tutti.