Il giro del mondo a vela al contrario. Una sfida unica, massacrante. Trentatremila miglia marine, oltre sessantamila chilometri, da percorrere con un'estenuante bolina su tutti gli oceani del globo, contro i venti e contro le correnti dominanti. È la Global Challenge, una delle regate più difficili che esistano. Ma anche una delle più democratiche: per far parte degli equipaggi di temerari che si misurano in quest'impresa non occorre essere velisti professionisti. E' sufficiente avere un'età compresa tra i 21 e i 65 anni, godere di buona salute, conoscere l'inglese, pagare la tassa d'iscrizione ed essere in grado di 'congelare' la propria vita - lavoro, affetti, doveri - per almeno dieci mesi. Il resto s'impara attraverso un corso di formazione, capace di trasformare un impiegato oppure un manager in un 'lupo di mare' pronto a sfidare le onde alte come montagne e le raffiche impetuose dei Quaranta e Cinquanta Ruggenti. Il discorso cambia, invece, per gli skipper, che devono essere marinai e velisti provetti. Dodici uomini o donne che assumono il comando dei team dopo aver superato una severissima selezione, scelti tra centinaia di candidati. Amedeo Sorrentino è stato uno di questi 'supereroi' della Global Challenge 2004-2005, il primo italiano ad aver indossato i panni dello skipper nella storia della regata. "Vento di prua" è un diario di bordo dove l'autore ripercorre i momenti più intensi dell'impresa, ma è anche un diario della sua vita giunta alla boa dei cinquant'anni. Una vita vissuta sempre "con il vento in faccia", all'inseguimento dell'isola che non c'è, ma soprattutto di se stessi e del sogno di fare vela verso un orizzonte che non ha fine.