I coniugi Pitt si sono appena trasferiti nella loro nuova casa nell'elegante quartiere di Kensington. Mike lavora nella City come merchant banker, Jenny è consulente di una prestigiosa catena di negozi; hanno due figlie, Amy e Lucy. Una famiglia borghese, benestante, "normale". E tuttavia qualcosa comincia a non funzionare quando la maestra della piccola Lucy legge nei comportamenti della bambina turbamento e disagio. Sembrerebbe soltanto una seccatura, invece per Mike Pitt è l'inizio di un incubo. Per uscire dal labirinto di accuse che lo mettono con le spalle al muro si rivolge a Steve Booth, avvocato specializzato in diritto di famiglia abituato a confrontarsi con la clientela disagiata e multietnica di Brixton. Mentre Jenny continua a ripetere che "Lucy sta benissimo" e crede fermamente nell'innocenza del marito - cosa che esaspera il clima di sospetto e l'ostilità dei servizi sociali -, Steve Booth e il suo studio devono muoversi in una ragnatela di accuse che si infittisce di giorno in giorno, in un gioco sempre più paradossale di ambiguità e ossessioni. Romanzo giudiziario e di costume, thriller sociale e familiare in cui innocenza e colpevolezza si dividono la scena fino all'ultima pagina, "Vento scomposto" sorprende i lettori di Simonetta Agnello Hornby per il teatro contemporaneo della vicenda, una Londra di interni alto-borghesi e appartamenti di periferia, di aule di tribunale, parchi, strade e mercati.
L'intreccio è abbastanza interessante ma il libro è scritto malissimo, in un pessimo italiano. Temo che l'autrice, da decenni trasferitasi in Inghilterra, confidi un pò troppo nella propria conoscenza delle nostre grammatica e sintassi, che invece sembra aver dimenticato. Una buona occasione sprecata per trattare con competenza un tema di scottante attualità.
Vento scomposto
Anonimo - 20/06/2009 10:57
1/
5
Ho amato molto lo stile dell'autrice nei romanzi della "trilogia siciliana"; non ho amato altrettanto questa sua ultima opera e ritengo sia uno dei libri più brutti che io abbia mai letto. Mi dispiace dover scrivere della mia delusione, ma non credo nemmeno che ci si possa rifugiare nella questione linguistica: l'inglese non è lingua fredda per antonomasia, anzi, parecchie opere della letteratura inglese provano il contrario. Questa opera mi sembra un mero rapporto giuridico, freddo, il carattere dei personaggi non è sviscerato e rimane tratteggiato in superficie e non si capisce quale sia il "senso" del libro, cosa l'autrice voglia trasmettere.
Il mio consiglio è di non comprare il libro; se volete togliervi la curiosità di leggerlo, prendetelo in prestito in biblioteca.
Vento scomposto
Anonimo - 20/04/2009 17:59
3/
5
Nei ringraziamenti l'autrice dichiara di aver scritto il romanzo prima in inglese e dopo in italiano; la traduzione in italiano non è stata una mera traduzione, ha dovuto reinventare il tono, il passo, il ritmo della storia, dichiara il suo sforzo per rispettare in entrambe le lingue, l'anima intrinseca, l'armonia del linguaggio, la pertinenza del lessico. Un lavoro di cesello e di consulenza psichiatrica. La famiglia Pitt vive a Londra, nel quartiere elegante di Kensington, Mike che lavora alla City come merchant banker, Jenny, consulente di una prestigiosa catena di negozi e le due figlie, in età scolare, Amy e Lucy. In questa, dorata, vita alto-borghese, la calma apparente di questa famiglia viene sovvertita dai sospetti della maestra d'asilo di Lucy che ravvisa nei disegni della bambina segnali di abusi sessuali da parte del padre. Inizia un periodo nero per Mike e la moglie; vengono interrogati, controllati e passati al vaglio dai servizi sociali, i quali nella loro miope ostinazione innescano un meccanismo tortuoso che trascinano i due coniugi in un incubo che sembra non finire. Per uscire da questo labirinto di accuse ed infamie, Mike si affida all'assistenza legale di Steve Booth, avvocato specializzato in diritto di famiglia che lavora per una clientela disagiata e multietnica di Brixton. Questo romanzo è completamente diverso dalle prime tre opere della scrittrice, dalla Sicilia con passione in affreschi di famiglia e storie di donne dal passato misterioso all'Inghilterra di oggi, in un contesto forense e di dibattimenti giuridici; storia di costume e inchiesta sociale si frappongono e rilevano le competenze precipue dell'Agnello Hornby, la quale si muove su un terreno usuale con stile e perizia specifica. Si alternano gli ambienti alto-borghesi e i quartieri di periferia, le aule di tribunale e i luoghi cittadini quali mercati, giardini. Il romanzo è costruito sulle esperienze di giurista dell'autrice, attinge ad un materiale sociale e umano che conosce nei loro intimi conflitti famigliari. E' l'occhio dell'esperto quello che si compenetra in questa umanità in bilico tra innocenza e colpevolezza, è l'osservatorio privilegiato della giustizia che si basa su prove, ma anche su pregiudizi, sospetti o intuizioni fuorvianti, è lo stile specialistico scevro da architetture metaforiche e soluzioni linguistiche fantasiose e permeate da molteplici variazioni. Ne risulta una storia fredda non particolarmente ricca di patos e tensione, i frammenti di vite rappresentati sono ridotti a clienti con cui non solidarizzare, ma piuttosto risolverne tecnicamente le problematiche. Non traspare l'anima della scrittrice, ma la competenza disciplinare e il distacco professionale di chi opera in uno specifico settore. Simonetta nella trilogia precedente aveva abituato noi lettori a storie insaporite da un linguaggio duttile, ricco di sfumature, laddove la libertà espressiva coglie l'ineffabile, l'immanenza dell'esistenza senza la presunzione di decretarne il valore di verità; ma in questa opera prevale l'oggettività dei fatti, la necessità di regolare la molteplicità degli eventi, quando sono alterati dalla fallacità e dalla vulnerabilità umane.
Vento scomposto
Anonimo - 10/04/2009 09:17
3/
5
Il libro è suddiviso in piccoli capitoli, succinti e dispersivi, attorno alla storia dei Pitt tanti drammi satelliti mai esasperanti malgrado le tematiche scottanti (pedofilia, incesti, violenze familiari in genere). La scrittrice è stata troppo fredda, troppo ''inglese'', ha narrato le storie in un linguaggio molto ''tecnico'', pur tuttavia ha fatto capire che il mondo dei minori è molto delicato e suscettibile ad errori anche irreversibili. Comunque, consiglio la lettura.
Vento scomposto
Anonimo - 03/03/2009 09:34
2/
5
Sono una grande appassionata dei libri dell'autrice, in particolare per me la trilogia siciliana è stupenda. Qui non ho ritrovato la stessa magia, i personaggi sono delineati benissimo in tutta la loro complessità, la storia è drammatica ed incredibilmente realistica. Ho trovato l'ambientazione upper class ingese molto fredda, ma forse è effettivamente davvero così.
Anonimo - 14/08/2010 16:27
Anonimo - 20/06/2009 10:57
Anonimo - 20/04/2009 17:59
Anonimo - 10/04/2009 09:17
Anonimo - 03/03/2009 09:34