Tornano i vichinghi protagonisti della saga dei Re di Norvegia: sette anni dopo la battaglia di Vestfold l'impresa di Harald, deciso a unire la Norvegia sotto il proprio regno, prosegue malgrado i contrasti con l'alleato Hakon e l'opposizione dei re dissidenti, rifugiatisi nella "libera" Islanda e pronti addirittura a un'alleanza col re di Svezia.
Mentre Ragnvald, braccio destro di Harald, si scopre stanco di guerra e di violenza e vorrebbe solo dedicarsi alle proprie terre, Svanhild dovrà cercare nuove strade per restare padrona del proprio destino.
Consolidato il quadro politico e diplomatico della vicenda storica alla quale si ispira, Hartsuyker si concentra ora sui personaggi, sulle loro fragilità e i loro punti di forza, e porta al centro della scena Svanhild e il suo insaziabile desiderio di libertà.
La storia riprende qualche anno dopo la battaglia di Vestfold. Ragnvald continua a essere uno dei più fervidi sostenitori di Harald nel suo sogno di costruire un nuovo grande regno, mentre sua sorella Svanhild viaggia per i mari con il marito Solvi, nemico giurato dello stesso Harald. Ma entrambe le loro esistenze stanno per essere travolte in questo libro scorrevole, coinvolgente e sicuramente molto piacevole, soprattutto allinizio.
La realtà delineata dallautrice magari ha perso un po del fascino che aveva nel primo libro, ma rimane ben costruita e soprattutto realistica, lontana dai vichinghi bestiali stereotipati di qualche serie tv da due soldi.
Ancora una volta lautrice non si limita a farci conoscere la Norvegia dellepoca, portandoci in molte terre toccate dai vichinghi tra cui secondo me spicca lIslanda.
A dispetto del titolo e della sinossi con cui viene presentato, il romanzo non è assolutamente incentrato sulla sola Svanhild. Lei e suo fratello, infatti, sono egualmente protagonisti. Comunque i capitoli della regina del mare (specie quelli iniziali) sono stati tra i miei preferiti.
La figura migliore dellopera rimane però il leale Ragnvald, così fedele, virtuoso e allo stesso tempo tragico. Se ben sviluppata la sua storia e le sue vicende famigliari potrebbero rendere molto interessante un eventuale seguito. La sua unica caratteristica pesante sono alcuni scrupoli morali decisamente inopportuni; per governare la forza e la paura sono essenziali giacché governare un paese richiede lutilizzo tanto della carota quanto del bastone.
Tutti i personaggi comunque, in un modo o nellaltro, sanno farsi apprezzare. Solvi e Sirgurd in particolare ci fanno avere una visione più ampia o comunque diversa della storia e della realtà generale.
Lunico a non piacermi veramente è stato Oddi. Già alla fine del volume precedente aveva mostrato qualche caratteristica negativa, rivelandosi infantile e inutilmente vendicativo, e qui il tutto si ripete.
Ho sempre avuto limpressione che lautrice troppo dura verso Re Harald, criticandolo eccessivamente. Forse mi sbaglio però mi sembra lievemente combattuta, stretta da una parte dallammirazione verso questo grande sovrano (a quanto pare suo avo) e dallaltra dallavversione verso Re e monarchie assimilata dalla propaganda della società contemporanea.
Alessandro - 30/10/2018 09:19