La sottile e profonda delicatezza di Franco Matteucci trasfigura la storia di Tullio Cusman in un incredibile racconto di sfide inimmaginabili. Con maestria e linguaggio cinematografico, l'autore riesce a operare una metamorfosi nel personaggio conferendogli un effetto drammaturgico surreale. Il talento e l'intraprendenza di Tullio, che hanno trovato fertile terreno in un'infanzia di fantasie visionarie, si trasformano nel vaso di Pandora di azioni insospettabili, permettendogli di superare situazioni psicologiche difficili. Abbandonando la riservatezza che l'ha da sempre caratterizzato, Tullio fa della sua introversione una forza in più a disposizione del suo genio creativo dando una svolta nuova alla propria vita. Dalla pace e tranquillità letargica passa di colpo al caos e alla tragedia, spinto da una molla capricciosa che gli consente una permanente via di fuga dal mondo precedente. Romanzo vitale tra avventura e passione, chimera e follia, alluvione di sorprese di fronte alla convenzione, "Il visionario" è anche l'esempio di come il senso di colpa, un carcere irrimediabilmente corrosivo e alienante, può trasformare l'uomo in un condannato. Con sapienza e adeguate capacità tecniche, l'autore ha usato quell'arma a doppio taglio che è la follia per ricordarci che non c'è nulla di più necessario dell'equilibrio. Come nella sua opera precedente, "La neve rossa", Franco Matteucci in questo romanzo si rivela un sensibile narratore del malessere del nostro tempo. (Miguel Barnet)