“Ti hanno richiamato quelli dell'MI5, dopo che gli ho spedito la tua lettera?” Quando ho incominciato a fare ricerche sulla vita di Bruno Pontecorvo, il fisico nucleare scomparso nel 1950 al di là della cortina di ferro, all'apice della guerra fredda, non prevedevo che qualcuno mi avrebbe rivolto una tale domanda e men che meno che avrei risposto affermativamente. Ciò nonostante, la mia corrispondenza con il controspionaggio inglese mi ha portato a risolvere un enigma vecchio di sessant'anni: perché Pontecorvo era fuggito improvvisamente, proprio qualche mese dopo la condanna del suo collega, la spia atomica Klaus Fuchs? La risposta, ovvia – ovvero che Pontecorvo era «la seconda spia più letale della storia», per citare la descrizione che il Congresso degli USA più tardi ne avrebbe dato –, ha circolato per decenni, ma non è mai stata prodotta alcuna prova del fatto che Pontecorvo abbia passato segreti atomici ai sovietici, né si sono avanzate ipotesi sulle informazioni che potrebbe aver divulgato. In contrasto con quanto comunemente si crede, né l'FBI né l'MI5 hanno mai individuato prove contro di lui. Dunque, se è stato una spia, Pontecorvo ha svolto assai bene il suo lavoro.