Testi di Silvana Borutti, Jacques Bouveresse, Stanley Cavell, Donald Davidson, Agnese Grieco, Luigi Perissinotto, James Tully, Bernard Williams
La filosofia Wittgenstein è stata ripetutamente accusata di essere una filosofia conservatrice, soprattutto in relazione alle tesi sul carattere antropologicamente costitutivo, e perciò non criticabile, del linguaggio ordinario e delle "forme di vita" umana. Senza fornire una risposta diretta a questa accusa, il libro pone e discute alcune domande sulle implicazioni etiche, sociali e politiche del pensiero di Wittgenstein, dando conto di una ricerca che solo in anni recenti, e per lo più nei paesi di lingua inglese, è stata avviata con successo. Articolato in quattro sezioni, il libro presenta alcuni contributi originali o mai apparsi in italiano su altrettanti poli della discussione in atto: l'atteggiamento di Wittgenstein nei confronti della cultura dominante nella sua epoca; il rapporto tra le regole che costituiscono le nostre pratiche sociali e i principi e le ragioni che negoziamo intersoggettivamente; il tema delle forme di vita e del perché esse debbano essere accettate come dato precostituito; lo statuto di quel particolare gioco linguistico che è l'esercizio della critica razionale. Quet'ultima parte è quella più direttamente collegata alla filosofia politica e alla possibilità di una "teoria politica wittgensteiniana".