Zara. Un nome che vale più di mille parole per Oliviero Bianchi. O almeno un nome che le racchiude tutte, tanto da battezzare con queste quattro lettere la sua intera opera. E questa è una silloge che ha un incedere rapsodico, si libra sulla pagina come pensieri liquidi che trovano una unità nella coesione della loro frammentarietà, nell'agilità con la quale l'autore scivola tra temi e registri linguistici differenti, pur mantenendo fede ad una coerenza di fondo che vede il prevalere della parola pura, essenziale, come mezzo di esternazione di un'anima inquieta. Attorno a questi poli, Oliviero Bianchi affianca però molti spunti, lascia cadere molteplici suggestioni.