Mentre i grandi contributi dei protagonisti (maschili) della rivoluzione modernista furono subito riconosciuti dai critici e dagli storici dell'arte, le altre protagoniste, le donne artiste, per lungo tempo furono lasciate nell'ombra o relegate nel ruolo convenzionale di muse ispiratrici. Questa visione limitante e incompleta fu ribaltata negli anni ottanta grazie a una mostra e a un libro dallo stesso titolo: "L'altra metà dell'avanguardia, 1910-1940"; unica era l'autrice: Lea Vergine. Riproposto in edizione aggiornata e con una nuova postfazione, il libro rimane tuttora la testimonianza critica più originale ed esauriente della creatività artistica femminile, esplosa agli inizi del secolo scorso.