"La vita è un'arte che non conosce bambini prodigio", sentenzia il protagonista all'inizio del suo racconto. Nella Parigi degli anni Trenta, agli albori di quello che sarebbe diventato il secolo della modernità per eccellenza, della velocità, delle scoperte in tutti i campi, un borghese cinquantenne (il protagonista non è più giovane, lo riconosce, ma è solo con parecchi anni sulle spalle che si può diventare riflessivi...) si concede il tempo di fare una serie di riflessioni: si interroga sul senso della vita e della morte, affrontando un po' tutti gli argomenti cui, in momenti diversi della vita, tutti gli uomini si trovano a confrontarsi: ia ricchezza e la povertà; la gloria e l'anonimato; l'amore e il matrimonio; la madre e il padre; Dio; ma anche la cultura scientifica e quella umanistica. "La vita è una scelta ed è proprio per questo, del resto, che è un'arte". E cosi, pagina dopo pagina, si viene guidati alla scoperta delle scelte che quest'uomo ha fatto, passando però velocemente dal piano personale a quello più generale.