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Il rumore del mondo: intervista a Benedetta Cibrario

di Antonella Sbriccoli


Che cosa succede quando la realtà a cui siamo abituati cambia a una velocità incontrollabile?  

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Lo scopre a sue spese Anne, inglese, giovane e ricca, sposata a un nobile ufficiale torinese in servizio a Londra nella prima metà dell'Ottocento. Due mondi lontanissimi, i loro, che la sfrontatezza della gioventù unisce per un attimo, ma la realtà divide. La giovane sposa, durante il lungo viaggio che la porterà da Londra verso la sua nuova casa, in Italia, viene colpita e sfigurata dal vaiolo. La sua avvenenza non è più il suo tratto peculiare e, al suo arrivo a Torino, trova ad attenderla un gelido marito, già pentito per averla sposata, e un arcigno suocero. Grazie alle sue risorse, alla sua educazione e alla sua lungimiranza Anne sarà capace di ritagliarsi un posto nel suo nuovo mondo, mentre tutto intorno cambia e il suo passato - personale, ma anche storico - scompare.
Benedetta Cibrario, autrice impareggiabile nel raccontare epoche e personaggi, ha scritto un grande romanzo, in cui la forza di una giovane donna e di un'epoca gloriosa e affacciata positivamente sul futuro trovano il loro equilibrio. Un libro pieno di storia, di bellissimi personaggi a tutto tondo e di una gioventù impegnata a cambiare il mondo. Come ci ha detto l'autrice, un romanzo che è  "una macchina del tempo che azzera le distanze". In che modo? Ce lo ha raccontato Cibrario in persona.   

I romanzi storici dominanti oggi in libreria si concentrano sul periodo tra le due Guerre mondiali. Leggere un libro sul Risorgimento è molto più raro. Da dove è nata l'idea di parlare di questo periodo? 

Nasce dalla mia curiosità di esplorare i rapporti tra una Londra già moderna e democratica, resa ricca e potente dalla rivoluzione industriale con una realtà più chiusa e arretrata, come quella dell’Italia preunitaria. La prima metà dell’Ottocento è un periodo denso di energie nuove, che guardano verso i più diversi orizzonti. L’Ottocento è anche il secolo del Romanzo, e in modo particolare del romanzo storico.

Sempre pensando al Risorgimento, la ricostruzione del periodo è accurata, senza mai essere predominante. Quanto tempo ha impiegato per scrivere Il rumore del mondo e quanto studio c'è dietro a questa storia?

Ho fatto molta ricerca perché era necessaria per poter rendere i dettagli. La letteratura può essere una macchina del tempo che azzera le distanze. Volevo che il lettore camminasse con me nelle strade di un mondo ottocentesco, che sentisse il rumore delle carrozze e quello delle voci della gente. Cercavo di ottenere un effetto avvolgente, l’immersione in un tempo lontano. Tutti i dettagli hanno lo scopo di rendere l’esperienza della lettura anche cinematografica, nel senso di coinvolgere il lettore a più livelli, senza stancarlo e senza annoiarlo.

Per lei che ha origini torinesi e oggi vive a Londra, è stato più facile calarsi nell'ambiente londinese di Anne, o in quello torinese di Prospero?

Ho cercato di calarmi nei miei personaggi e di vedere come avrebbero visto loro. Londra, la Francia, Genova, Torino le conosco, più o meno bene, ma soprattutto mi sono lasciata condurre dall’immaginazione, appoggiata saldamente sui fatti storici.

Il rumore del mondo è un romanzo “al femminile” nel senso più positivo del termine. La protagonista, Anne, si trasforma fisicamente e caratterialmente, riuscendo a cogliere le opportunità che la sua nuova condizione le offre. Come è nato questo personaggio? 

Anne è la protagonista femminile ma, attorno a lei, si muovono e agiscono personaggi maschili molto forti, molto delineati, e altrettanti capaci di evoluzione. Più che un romanzo al femminile mi sembra un romanzo corale, in cui le storie e i personaggi si intrecciano e si accavallano. Le donne hanno un bel ruolo ma gli uomini accanto a loro sono, secondo me, anche più interessanti nelle loro fragilità e durezze. E nelle loro bizzarre convinzioni…

Lettere e pagine di diario si alternano a una narrazione più tradizionale, sviluppando uno stile molto personale. Da dove arriva questa scelta?

Mi fa molto piacere che Lei lo abbia notato. E’ una cosa a cui tengo molto, il “lato postmoderno” diciamo così, quello che fa imbizzarrire una narrazione classica di tipo ottocentesco e le regala, spero, una tensione contemporanea. Ho voluto indagare  il modo in cui l’Ottocento si raccontava, esplorare la scrittura epistolare, le memorie, i diari. Volevo sperimentare per raccontare una storia di tensione verso il futuro.

 Il Risorgimento è un momento storico estremamente positivo. Un'"epoca di tempesta" in cui tutto è da fare, e tutto è da creare. Come lo giudica, paragonandolo al presente?

Credo che sia stato un momento esaltante. Ascoltare gli ultimi sussulti di una società agonizzante mentre si prepara un’epoca nuova è sempre emozionante. Mi affascina vedere quante vecchie realtà sono state smantellate dall’Ottocento, mi affascina la tensione verso il futuro, l’energia percepibile in ogni ambito, nell’economia, nel lavoro, nella politica, nei rapporti tra uomini e donne e tra padri e figli. E’ il rumore di un’età in movimento verso il futuro. Io ho cercato di registrarlo e di trasmetterlo.  Anche noi, oggi, siamo immersi in una realtà in trasformazione, piena di ansie per il futuro, siamo in una fase di transizione. Ho una speranza incorruttibile nella capacità dei giovani, nel loro impegno, nella loro voglia di fare, nel loro entusiasmo. La gioventù che racconta il Rumore del mondo si è messa in gioco, si è sforzata di cambiare il mondo, si è impegnata, spesso anche sacrificata. E il mondo l’ha cambiato.

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