Racconta Edgar Allan Poe, nella sua "Filosofia della composizione" (riportata in questo volume), d'essersi un giorno deciso a scrivere qualcosa che commovesse l'animo dei lettori in modo irresistibile. Ebbe l'idea d'una creatura irragionevole che parlasse e ripetesse una parola, una parola sola, la più sconsolata, la più desolata, "Nevermore" ("Mai più, ora"). Quale poteva essere questa creatura? Un corvo, si rispose il poeta. Ma in quale situazione iscriverla? La più malinconica, si rispose ancora, e la più poetica: quella dove Marte si incrocia con la Bellezza in modo inestricabile. Insomma, un uomo piange la sua amata morta, e un corvo, con insistenza gli ripete: "Mai più, ora", tanto da incidere il dolore nel cuore di lui fino allo strazio più acuto. Nacque così, o così ha amato spiegarlo Poe ai suoi lettori, "Il corvo": un poemetto che è da considerarsi il codice del simbolismo e del decadentismo. Elizabeth Barrett, la poetessa inglese che avrebbe sposato poi Robert Browning, scrisse una lettera a Poe dopo aver letto "Il corvo" e gli disse: "So di persone che il 'mai più, ora' ha stregato... Alcuni miei amici ne sono atterriti. Edizione con testo a fronte.
Edgar Allan Poe è nato a Boston (USA) nel 1809 da una famiglia di attori girovaghi. Non ebbe modo di conoscerli approfonditamente poiché la madre morì quando ancora era un infante e il padre, alcolizzato, abbandonò la famiglia subito dopo la morte della moglie. Il piccolo Edgar fu quindi allevato da un ricco mercante di Richmond di nome John Allan.
Anche Edgar Allan Poe era solito deliziarsi dell'uso di alcool e gioco d'azzardo, motivo per cui John Allan lo estromise dal testamento.