Con l'espressione "democrazia divisa", l'autore ha inteso sintetizzare i diversi percorsi dell'identità politica dei democratici italiani nel Novecento. Sospesa tra le opposte retoriche della rivoluzione e del liberalismo, la democrazia laica del dopoguerra ha dovuto affrontare dilemmi profondi strutturatisi a partire dai primi anni Venti. A cominciare da allora, due diversi modi di affrontare gli snodi della politica e della cultura novecentesca si sono in vario modo combinati, ora confluendo in formazioni politiche come quella azionista nel contesto della guerra e della Resistenza, ora dividendosi nel contesto della guerra fredda fino a dare vita nel 1953 ad un conflitto tra antifascismo e antitotalitarismo. A partire da allora, nel contesto della difficile transizione dal centrismo al centrosinistra, la democrazia laica ha visto ridursi la distanza tra le sue componenti interne nel segno di un discorso antimonopolista e antiautoritario che è stato la cifra del primo centrosinistra. Questi strumenti non sono stati tuttavia sufficienti per scardinare la democrazia incompiuta, la quale proprio all'inizio degli anni Sessanta consolidò in modo definitivo la propria fisionomia.