Con questo libro è la prima volta che viene proposta un'antologia della storia del risorgimento in chiave marcatamente antirisorgimentale. Se ne fa promotore e compilatore Antonio Nicoletta mettendo insieme alcuni saggi, articoli di giornale e lettere inviate a vari quotidiani su argomenti tutti relativi ai contraccolpi che ebbe il Mezzogiorno d'Italia durante e dopo l'unificazione nazionale. Autori Filippo Chiappisi, Mario Montalto, Maurizio di Giovine, Glauco Reale, Antonio Pagano, Lorenzo Terzi, Mario Perfetti, Riccardo Scarpa e lo stesso Antonio Nicoletta. Nel suo insieme l'antologia è espressione di una ricerca di verità misconosciute o ignorate dalla storiografia ufficiale, da oltre un secolo a questa parte impegnata a costruire il supporto ideologico allo stato centralistico. Che cos'era il Regno delle Due Sicilie al tempo della sua indipendenza, mentre era governato dai Borbone? E ciò nei suoi aspetti sociali, economici, produttivi? Quali la sua burocrazia, il suo esercito, la sua marina, il suo rapporto con la cultura e con il popolo? Quali i motivi del suo crollo? Quali le conseguenze? Quale il significato di dieci anni di resistenza bollato semplicisticamente come brigantaggio? Le risposte vengono puntuali, ragionate, documentate. Non manca in esse il fervore polemico, specialmente nelle molte lettere ai giornali, prevalentemente scritte da Antonio Nicoletta. Ma il loro tono non prende mai i caratteri della faziosità. Cifre, statistiche, fonti imparziali supportano ogni affermazione e pertanto inducono alla riflessione e accompagnano il lettore col semplice richiamo al buonsenso. Ma, di fronte alle rievocazioni spesso erudite e a volte accorate dei fasti delle Due Sicilie, molti si domandano se questa ricerca delle proprie radici serva a qualcosa in un mondo che sembra avviarsi ad una sempre più piatta uniformità nei costumi, nei gusti, nei consumi, nelle aspirazioni. Antonio Nicoletta risponde che la storia intanto ci fornisce un recupero di dignità e di orgoglio. Può aggiungersi che comporta anche un recupero di identità. Allora l'interrogativo verte proprio sulla utilità o meno ai nostri giorni di questa rivendicazione della specificità. Non v'è chi non veda come, mentre si afferma l'egemonia del cosiddetto "villaggio globale", rispetto al quale le nazioni e gli stati rinunciano o vengono privati di frazioni sempre più ampie di sovranità, vada emergendo nei popoli, per un naturale istinto di difesa, il senso di ciò che si è rispetto ad altri e del diverso ruolo che si intende svolgere nel contesto internazionale. Ne è prova la profonda crisi che investe, specialmente in Europa, gli stati costruiti sul modello napoleonico, a loro volta sviluppo ed esito dei precedenti regimi assolutistici. L'esperienza di questo secolo che finisce, segnato da dissennate mire nazionalistiche ed espansionistiche e da conflagrazioni planetarie, comporta ormai la presa di coscienza della necessità di un ridimensionamento dei rapporti tra i popoli ispirato a una visione organica, complementare, rispettosa delle reali scaturigini e vocazioni di ciascuno di essi. In questo quadro le antiche popolazioni delle Due Sicilie non possono restare inerti. Devono cogliere l'occasione per rivendicare istituzioni politiche e configurazioni giuridiche capaci di rappresentarne le vocazioni e di garantirne il destino. Un libro come questo di Antonio Nicoletta è, in conclusione, un prezioso contributo perché, al di là di sterili nostalgie, ma aderente alla realtà d'oggi, questa affascinante prospettiva si realizzi. Silvio Vitale