Questa cronaca è in primo luogo la storia di un'insurrezione popolare, nazionale e religiosa. Dopo secoli di pesante oppressione persiana e turca, gli armeni delle regioni montuose del Gharabagh e del Siwnik' sfruttarono la prima spedizione caucasica dei russi guidati da Pietro il Grande (1722-23) per tentare di riconquistare l'antica libertà. La loro guida principale fu Dawit' Bek, le cui gesta sono narrate in questo breve testo, che ci è giunto attraverso la mediazione culturale della congregazione mechitarista di Venezia. Fu qui, infatti, in una Serenissima politicamente decaduta ma sempre aperta ai più diversi stimoli culturali, che due superstiti della rivolta trovarono rifugio e narrarono gli avvenimenti gloriosi e sfortunati avvenuti nella lontana Armenia a uno dei compagni dell'abate Mkhit'ar, allora impegnato nella sua immensa opera di rivitalizzazione e modernizzazione della cultura armena. Così le vicende appassionanti, le vittorie e le sconfitte di Dawit' Bék e dei suoi compagni entrano a far parte del patrimonio culturale e storico di tutti gli armeni, assurgendo a simbolo di quella volontà di rinascita nazionale presente, in forme diverse ma parallele, nelle comunità della diaspora e nella madrepatria. Al di là delle suggestioni narrative, "Le guerre di Dawit' Bek" costituisce quindi una preziosa testimonianza di quel ruolo di mediazione tra Oriente e Occidente che gli armeni svolgono da secoli. Testo redatto dal padre mechiarista Ghukas sebastats'i sulla base dei racconti di Step'an Shahumean, Ter Awetik' e altri.