La tesi del volume è che la concezione dell'uomo come immagine di Dio, proposta dall'antropologia cristiana, se correttamente intesa e articolata, è in grado di garantire e difendere la vera "umanità" dell'uomo. Una tale concezione è capace di sostituire una identità debole, modulare, precaria, impersonale, con una identità "aperta", nel significato di forte, universalistica,esemplare, non esclusiva, adottabile da ogni uomo, sotto ogni orizzonte di tempo e di cultura. L'intento del volume non è tanto la ricerca e la determinazione dell'identità cristiana in se stessa e neppure la sua manifestazione storica, quanto la descrizione dell'identità dell'uomo cristiano nel nuovo contesto di una società globalizzata e dominata dalla rivoluzione biotecnologica. I fenomeni della globalizzazione e della rivoluzione biotecnologica influiscono profondamente nel cambiamento e nella determinazione delle coordinate antropologiche, che vanno, pertanto, ridefinite e riprecisate. Questo volume si pone in continuazione ideale con il precedente, su L'antropologia cristiana tra modernità e postmodernità. La prima parte:L'identità aperta tra biologia e biografia, è dedicata alla descrizione dell'identità debole e impersonale, che è all'origine della questione antropologica. La seconda parte: L'identità aperta tra incarnazione e differenza, prende in esame l'identità forte, propria dell'immagine di Dio, che può dare una valida soluzione alla questione antropologica. La categoria dell'uomo immagine di Dio, nucleo dell'antropologia cristiana, ha una sua validità che supera le contingenze delle stagioni culturali, ed allo stesso tempo ha reso possibile lo sviluppo di una antropologia cristiana, non in contrapposizione alle altre antropologie esistenti, ma in dialogo con esse.