Nel 260 d.C. l'imperatore Valeriano viene catturato dal 're dei re' Shapur I: finirà i suoi giorni in Persia in una vergognosa prigionia. Per i Romani è una catastrofe senza precedenti, ancor più terribile di quella avvenuta a Carre nel 53 a.C. Roma si trova così a dover affrontare la fase peggiore della crisi che affligge l'impero nel terzo secolo. I Persiani premono sui confini orientali, i territori dell'Europa occidentale sono sconvolti dalle incursioni delle popolazioni barbariche, mentre in tutto l'impero infuria la persecuzione dei cristiani voluta dall'imperatore, che vede in questa religione una minaccia per la tenuta dello Stato. La cattura di Valeriano provoca movimenti separatisti all'interno dell'impero stesso che portano l'usurpatore Postumo a creare un impero delle Gallie. Ancora più della disfatta di Carre, la fine ingloriosa di Valeriano peserà come una macchia indelebile nell'immaginario romano.
L'imperatore prigioniero. Valeriano, la Persia e la disfatta di Edessa
Salvatore Alessandro Marsala - 16/07/2019 18:36
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Personalmente lho trovato un buon testo. Non straordinario, però molto intrigante e fluido.
Il tutto è incentrato sulla figura di Valeriaro, di cui viene dipinta unimmagine basata sui suoi rapporti col Senato, la sua salita al potere, la sua ascendenza, la famiglia, il governo e i tentativi di stabilizzare limpero, le leggende e le storie sulla sua prigionia. Tenendo sempre conto delle ampie, diverse e relativamente attendibili prospettive da cui viene analizzato, siano esse romane, persiane o cristiane.
Della Battaglia di Edessa in sé, invece, parla ben poco, anche a causa della scarsità di fonti al riguardo. Tuttavia quel poco contiene alcune considerazioni e riferimenti davvero interessanti.
Oltre e prima di trattare limperatore prigioniero e la sua disfatta, lautore ci offre un buon riassunto sulla fase iniziale/centrale della crisi romana del III secolo e soprattutto sulle origini e lascesa della dinastia Sasanide e i suoi primi urti con il mondo romano.
Da una parte tutto questo è associato a unampia e notevole bibliografia, dallaltra lautore pone laccento proprio sul problema rappresentato dalle fonti. Quello preso in considerazione è un periodo delicato e confuso, di cui ci rimangono pochissime testimonianze, mentre quel poco che ci rimane sono probabilmente descrizioni filtrate degli avvenimenti, condizionate dalle opinioni politiche e religiose di chi le ha lasciate.
Proprio per questo, in diverse occasioni, il testo vaglia varie possibilità, diverse possibili interpretazioni di eventi su cui abbiamo spesso dati diversi, a volte in contrasto tra loro. Nel farlo credo gli vada riconosciuto il merito di non sbilanciarsi troppo.
Ritengo che si rovini (lievemente, per modo dire) solo nelle ultimissime pagine, con degli inappropriati commenti di natura politica. In aggiunta il peso reale attribuito alla considerazione cristiana su Valeriaro, almeno oggi, mi è parso alquanto esagerato.
Salvatore Alessandro Marsala - 16/07/2019 18:36