Il primo ruolo da protagonista a quindici anni ("Il palcoscenico si trovava al posto dell'altare e, dove un tempo c'era l'organo, avevano ricavato una specie di galleria"); l'Accademia d'Arte Drammatica ("Poi mi dissero soltanto: `Grazie, tra pochi giorni ti faremo sapere', e uscii. Quella notte la passai in treno, non ero preoccupato, avevo la certezza che sarei entrato in Accademia"); l'incontro fondamentale con Memo Benassi ("Quante avventure ho da raccontare su quel folle genio che era"); il fortunato e fruttuoso sodalizio con Roberto Sturno ("il 1972 è un anno fondamentale per me, cominciò a fiorire allora quel dono che mi ha offerto la vita e che per me è stato più importante dell'amore e, anche, del teatro: l'amicizi"). Glauco Mauri, nato a Pesaro nel 1930, personaggio di spicco nella storia del teatro e del cinema (memorabili le sue interpretazioni per Marco Bellocchio e Dario Argento), si racconta in questo libro rivelando aspetti della sua carriera e risvolti inediti della sua lunga avventura umana. Un racconto popolato di incontri (molti) e scontri (pochissimi), in cui Mauri attraversa il dramma della guerra, l'ansia della ricostruzione dopo il conflitto mondiale, l'amore per Shakespeare, Dostoevskij, Beckett... Un'antibiografia unica nel suo genere, dove un grande attore lascia il palcoscenico all'uomo per dipingere un ritratto, a volte toccante, della storia culturale italiana dal dopoguerra a oggi: "Vorrei fosse chiaro che non mi servo della vita per parlare di me ma uso me stesso per parlare della vita. Ho più di novant'anni e ho sempre cercato di stare con le antenne della mente e del cuore ben vibranti, per tentare di comprendere qualcosa della grande avventura del vivere. A quindici anni sono salito, per la prima volta, sopra un palcoscenico, poi per settantadue ho dedicato la mia vita al teatro. Luci e ombre, successi e fallimenti e devo confessare che i secondi mi sono stati più utili".