Tutti i mali che, secondo Sturzo, affliggevano negli anni Cinquanta la politica italiana e che, a suo avviso, avrebbero arrecato, con il passare del tempo, danni sempre più rilevanti in campo morale, politico ed economico avevano la loro radice nella negazione, nella violazione , nella limitazione della libertà. Tra politica, morale e libertà vi è per Sturzo un legame inscindibile e, per di più, tale legame non è estrinseco, ma intrinseco. A suo avviso, affermare la moralità della politica equivale a sostenere che la politica è e deve essere al servizio degli interessi di tutti e non già di pochi o di uno solo. "Più il vantaggio cercato -egli scrive- è d'interesse generale e più la politica diventa morale; più questo vantaggio si restringe ad un piccolo numero, e più la politica diventa immorale".