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I libri sono pericolosi. Perciò li bruciano

Pierluigi Battista
pubblicato da Rizzoli

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Continuano a bruciare libri. Sulle pubbliche piazze. O nelle piazze virtuali: i piromani d'oggi si dedicano ai social network. Ma chi sono i vecchi e nuovi incendiari? Dall'Inquisizione a Savonarola, da Hitler a Mao fino al caso Salman Rushdie, l'intreccio tra le fiamme dei roghi e le maglie della censura ha accompagnato in modo sorprendente tutta la storia del libro. Nel secolo dei Lumi più che nel Medioevo, tra i colti più che tra gli ignoranti, a sinistra non meno che a destra. Perché i libri sono davvero pericolosi, non sono la solida e rassicurante fonte di Bene e di Bellezza raccontata nella liturgia dolciastra degli appelli alla lettura. Queste pagine sono una difesa appassionata dei libri, ma anche una sferzata contro i luoghi comuni che li accompagnano. Perché forse a bruciarli non sono sempre i nostri nemici: "Guardiamoci attorno, guardiamo chi abbiamo al nostro fianco, forse il piromane è tra noi".

La nostra recensione

Non c’è periodo storico, dall’antichità fino ad anni recenti, che sia stato risparmiato dalla pratica criminale dei roghi di libri. Il “sacro fuoco” dei fanatici che, per i motivi più vari - religiosi, morali, politici -, cercano in nome di un’Idea di spazzare via le idee diverse e dissenzienti, ha bruciato nel corso dei secoli alimentato dall’odio e, si badi bene, non dall’ignoranza o dall’oscurantismo, poiché i libri vengono distrutti da chi li conosce bene, da chi se ne nutre, da chi li comprende e sa quanto possano essere pericolosi e quanto la diffusione della loro voce possa nuocere, ecco perché li fanno tacere. Questo era vero per Hitler, Stalin, Pol Pot, per Savonarola come per l’imperatore Che-Huang-Ti, per il colto Illuminismo come per la non meno colta Inquisizione; la catalogazione ignifera non conosce confini, non si restringe a un’ideologia e non sta mai tutta da una parte, ma dilaga inarrestabile in ogni campo del sapere, in ogni religione, in ogni schieramento politico, con un solo unico denominatore comune: intolleranza, tirannia, liberticidio. Pierluigi Battista, con acume e passione, ci guida in questo percorso nella difesa dei libri e ci fa scoprire alcuni aspetti imprevisti, sbaragliando luoghi comuni vetusti e mettendo in guardia da ogni rigurgito censorio, anche oggi nell’epoca dominante di internet e della riproducibilità tecnologica che, lungi dal mettere al sicuro i libri e la libertà di espressione, favorisce troppo spesso un “fuoco virtuale” altrettanto virulento e repressivo. Non pensiamo infatti di esserne fuori, di essere immuni dalle persecuzioni delle epoche passate: il fuoco è solo sopito sotto la cenere, sempre pronto a rinvigorirsi al primo alito di odio che lo alimenti. L’invito di Battista è di continuare a leggere e di leggere sempre di più, anche se questo non ci ha mai reso né migliori né al riparo dai pericoli del fanatismo. Bisogna prepararsi invece ad affrontare con armi efficaci il fanatismo (che dei libri, prima di bruciarli, se ne serve, eccome!) per renderlo innocuo. Servirebbe un novello Prometeo che, dopo aver fatto dono agli uomini del fuoco sottraendolo agli dèi, lo tolga ora anche dalle infide mani di chi si crede onnipotente. Un’arma efficace quale potrebbe essere oggi il web, ma pur sempre un’arma a doppio taglio o, meglio: a rischio d’incendio.
Antonio Strepparola

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