Il volume ricostruisce il pensiero politico di alcuni amministratori di spicco dell'Impero britannico tra la metà del Settecento e la fine dell'Ottocento, articolandosi attorno a tre maggiori momenti di crisi imperiale: la Rivoluzione americana, l'abolizione della schiavitù nelle Indie occidentali e l'ammutinamento dei reparti indigeni dell'esercito della East India Company. Indagando questi processi in prospettiva globale, l'autrice evidenzia il contributo degli amministratori ai dibattiti attorno ad alcune nozioni fondamentali dell'apparato concettuale moderno (impero, emancipazione, cittadinanza, sovranità, civilizzazione), rapportando l'indipendenza degli Stati Uniti alle Rivoluzioni francese e haitiana, l'emancipazione degli schiavi caraibici al disciplinamento dei lavoratori britannici e gli sviluppi costituzionali nelle colonie alle riforme elettorali che estesero il suffragio in Gran Bretagna. A metà tra teoria e prassi, al punto di congiunzione tra Stato e società e in viaggio dalla metropoli alla colonia, gli amministratori dell'Impero combinarono la speculazione sui principi della società, della politica e del diritto all'implementazione concreta di tecniche amministrative in grado di fronteggiare le sfide all'ordine sociale e alla subordinazione coloniale su scala imperiale.