Questo libro nasce da un'esigenza, da una convinzione e da un desiderio. L'esigenza è quella di fare chiarezza sull'opinione pubblica e su altri temi di gran moda che, proprio per questo, sono spesso equivocati. La convinzione è che fare comunicazione offra, oggi, enormi opportunità di crescita umana e professionale ma comporti, allo stesso tempo, un grande sforzo intellettuale e richieda grande umiltà. Il desiderio, infine, è quello di condividere alcune riflessioni sul rapporto tra mass media e rappresentazione della realtà in una società nella quale la logica manichea legittima solo il vero e il falso esaltandone il narcisismo diffuso che antepone l'affermazione e la prosopopea individuali alla realtà dei fatti. L'invenzione della stampa, così come era avvenuto per quella della scrittura, ha favorito indubbiamente l'alfabetizzazione e contribuito così alla formazione di uomini liberi.
Ora, però, questa stessa libertà è minacciata dal carattere dei nuovi media che hanno esasperato la difficoltà nel separare la realtà dal suo story-telling. Il mito di una democratizzazione dell'informazione ha dovuto soccombere all'idea più modesta di generalizzazione di questa dal momento che non si è ottenuto un progresso della democrazia bensì una moltiplicazione delle "fonti di verità".
Oggi chiunque ritiene di avere il compito e di essere quindi legittimato a produrre la propria verità dimentico del fatto che tra la verità dei fatti e la propria interpretazione esiste un sostanziale scarto. Fuori dalla stanca retorica di utopie e distopie è necessario ricercare fattivamente la buona informazione attraverso sforzo e fatica e non accontentarsi di soluzioni pronte e di risposte comode.