Nel 1866 la Société de Linguistique de Paris vietò con un editto qualsiasi comunicazione relativa al tema dell'origine del linguaggio. Per quanto gli studi sulla comunicazione umana abbiano conseguito successi enormi, le resistenze e i sospetti di molti studiosi contemporanei nei confronti del tema continuano, così come la diffidenza degli studiosi di stampo umanista nei confronti dell'evoluzionismo darwiniano. I successi conseguiti di recente nell'analisi dei rapporti tra linguaggio ed evoluzione, tuttavia, aprono la strada a un radicale cambiamento di prospettiva. Indagare l'origine del linguaggio in un'ottica darwiniana significa analizzare il problema nei termini delle abilità di base già presenti in altri animali o nelle altre specie di ominidi che hanno segnato il percorso evolutivo dell'Homo sapiens. Le fasi iniziali della comunicazione umana sono governate da abilità cognitive in grado di "radicare" fortemente gli organismi all'ambiente in cui vivono. Tra queste emerge in primo piano la capacità di "navigare" - di orientarsi e di dirigersi verso una meta - nello spazio. Una capacità del genere, come mostrano i dati sperimentali relativi alla patologia del linguaggio, è fortemente legata alla costruzione del "filo del discorso", il tratto essenziale degli scambi comunicativi degli individui della nostra specie.