E' una storia per alcuni aspetti quasi "gotica", certo violenta, perché violenta era la società dell'epoca e violento era Benvenuto Cellini. Quest'uomo dalle mani fatate quando realizzava opere di oreficeria e di scultura tout-court, era anche riconosciuto in tutta Europa come sopraffino spadaccino e autore di delitti, anche efferati, soprattutto a Roma, ma anche a Firenze e altrove. Il contesto storico è in ogni caso abbastanza attendibile e verificato e qui si muovono personaggi immaginari e una storia "minore" inventata, ma plausibile, nel quadro storico di riferimento. Sono altresì di fantasia e volutamente non citati nell'autobiografia di Cellini, "Vita", molti personaggi minori, in particolare alcuni fra i presunti assistenti del Maestro fiorentino, in primis il protagonista Liano, poiché non si è voluto parafrasare lo scritto autobiografico predetto, fatta salva la "scena" della fusione del bronzo nella Bottega di Benvenuto, che non si poteva di certo discostare dalla verità autobiografica.