"Ho visto le mussulmane la cui vita vale meno di una vacca o un cammello" scriveva una giovanissima Fallaci nel suo primo reportage sulla condizione delle donne nei paesi islamici, e da allora non ha mai smesso di raccontare il mondo mussulmano senza mezzi termini né concessioni. Dall'Oceano Indiano all'Atlantico, dal deserto palestinese al Golfo Persico, fino al Vecchio Continente, le sue riflessioni hanno percorso il pianeta e i decenni, e risultano ancora oggi drammaticamente attuali. Reportage sull'Islam, cronache indelebili sul Medio Oriente, interviste a terroristi, fino alle invettive seguite all'11 settembre: le parole di Oriana costituiscono una sferzata alla nostra "paura di non essere sufficientemente allineati, obbedienti, servili, e venire scomunicati attraverso l'esilio morale con cui le democrazie deboli e pigre ricattano il cittadino. Paura di essere liberi, insomma. Di prendere rischi, di avere coraggio". Un esempio di giornalismo che sconvolge per la sua carica profetica, un atto d'accusa senza sconti contro "i figli di Allah che hanno dichiarato guerra all'Occidente".
Oriana Fallaci è nata a Firenze nel 1929. Il padre Edoardo era un muratore che per le sue idee antifasciste nell'Italia di Mussolini fu arrestato e torturato dalle camicie nere, episodio che resterà sempre ben impresso nella mente della giovane Oriana, la quale aiuterà la resistenza partigiana portando di nascosto le munizioni.
Sin da bambina il suo sogno era diventare una scrittrice, ma nonostante questo – su consiglio dello zio – si iscrisse a medicina. Durante gli studi inizia però a lavorare come giornalista e