A un certo punto, il signor Mondadori mi chiede di diventare il curatore di una rivista scientifica.
«Signor Mondadori, sono lusingato, ma mi concede un azzardo?»
«Quale, o villoso Barbascura?»
«Mi faccia fare una rivista a modo mio.»
«Intendi a cazzo di cane?»
«Esatto. Una rivista scientifica più pop, dove possiamo parlare anche di roba sconcia, che sia tanto scientifica quanto spassosa, e che se ci scappa faccia venire pure una paresi facciale.»
«Intendi "ridere"?»
«Non esageriamo.»
Quel babbeo del signor Mondadori ha accettato, ed eccoci qui.
L'idea è semplice:
Scegliere l'argomento del volume.
Chiedere a varati e ben noti divulgatori scientifici di scrivere pezzi su tale argomento nello stile più smaliziato e pop possibile.
Chiedere a stand-up comedian di gettarla in caciara in inserti a loro dedicati.
Mischiare il tutto con una mannaia.
Ingollare crudo.
Con TikTok, Instagram e le foto pucciose ormai pare che se non sei un panda tenero puoi crepare male. Mentre degli aracnidi schifosi o dei viscidi molluschi chissenefrega. Ma vaffanculo, allora. Questo è ingiustificato specismo. Io non ci sto, e ho deciso che per il terzo numero del Satiro scientifico ci renderemo portavoce dei deboli, dei cessi, dei bistrattati, degli schifomadò, dei freaks, degli inguardabili, dei belli dentro e dei brutti sempre. Parleremo del ruolo della bellezza in natura e di quanto ci influenzi, di tutte quelle bestiacce che ci fanno ingiustamente schifo, del bello nel brutto e soprattutto del brutto nel bello. Perché non è bello ciò che è bello, ma è vero che i belli hanno rotto il cazzo. Se siete qui state per unirvi alla lotta.