Trilingue con testo a fronte. "Sono uno degli ultimi superstiti d'una generazione di poeti europei che tradussero, ciascuno nella propria lingua, i Sonetti di Shakespeare come per afferrarsi a una tavola di salvezza". Così Ungaretti spiegò il valore che assuse, per sé e per gli altri scrittori del Novecento, il travaso linguistico da un testo tanto arduo. Le stesse parole potrebbero valere anche per Bonnefoy. Il poeta francese si è cimentato a lungo con l'opera di Shakespeare, fino a pubblicare, nel 1995, i Ventiquattro sonetti. Quattro di essi vengono riproposti adesso; tuttavia, la novità di questa edizione sta piuttosto nella presenza di ben trentasei versioni, inedite sia in Francia sia in Italia, appositamente realizzate per la collana trilingue in base alla scelta ungarettiana. Grazie al commento di Carlo Ossola, possiamo allora seguire come francese e italiano modulino il loro contrappunto sull'originale, in quel gioco di appropriazione e risarcimento rivendicativo dello stesso Bonnefoy: "Non occorre che il traduttore sia "poeta". Eppure [...] nel caso che anch'egli scriva, non potrà tenere separata la sua traduzione dalla propria opera".