Quando inizia a studiare il giapponese Ludo ha sei anni e ha già letto l'"Odissea" in lingua originale. Sua madre Sibylla, che ha abbandonato sul nascere la carriera universitaria e per vivere batte al computer vecchie annate del "Mondo della carpa", gli fa vedere "I sette samurai" di Kurosawa almeno una volta alla settimana. Questo perché, in assenza di una figura paterna, il bambino ha bisogno comunque di modelli maschili. Nelle lunghe giornate invernali, Sibylla e Ludo passano molto tempo in metropolitana, girando all'infinito sulla Circle Line londinese, dove il riscaldamento è gratuito e si possono leggere e rileggere i libri preferiti, l'"Odissea", ma anche "Zanna Bianca", "Marduk, cane delle steppe mongole" e "Winny The Pooh". E, da quando Ludo è venuto a sapere che il padre assente è uno scrittore di libri di viaggio, anche "Kon Tiki", "Nel cuore del Borneo", "Sabbie arabe", "In Patagonia" e altre decine di libri del genere. Ludo spera che di fronte alla sua insistenza Sibylla si tradisca e gli riveli il nome del padre. Ma Sibylla non cede e toccherà al bambino scoprirlo da solo. Intorno a uno dei luoghi letterari più antichi del mondo, la ricerca del padre, Helen De Witt ha costruito una trama nuova e scintillante di intelligenza, sostenuta da una scrittura lineare e tagliente. Non ci sono registri che De Witt non sappia usare con l'autorità del talento, passando dal comico al tragico con una grazia assoluta. La ricerca di Ludo non avrà fine con la scoperta del vero padre. Forte della massima secondo cui 'un buon samurai parerà il colpo', il bambino intraprende un viaggio tra gli eroi suoi e di Sibylla, scienziati, linguisti, reporter, un lungo provino alla ricerca del miglior padre sostitutivo. Chi non cadrà nella trappola preparata da Ludo, meriterà il titolo. Gli altri verranno scartati.