Nella prima metà del Novecento, il mondo dei minori viene investito da un potente processo di arruolamento nella nazione, nelle politiche di potenza, nella mobilitazione bellica, nell'organizzazione del consenso allo Stato totalitario. La nazionalizzazione dei bambini e degli adolescenti costituisce un tassello fondamentale e un modello della nazionalizzazione delle masse, ugualmente considerate infantili, immature, bisognose di suggestioni e raggiri. Tali fenomeni si intrecciano con l'emergere dei bambini come nuovo segmento del mercato e con l'irruzione prepotente della loro immagine nella pubblicità commerciale. L''infanzia' di cui parliamo è una costruzione simbolica e retorica artificiale legata alle politiche di massa del XX secolo, non è quindi una categoria biologica né sociologica ma eminentemente politica, come sottolinea il rapporto in cui è posta con la nazione. Verso il basso non ha confini, perché l'eroismo - come ripeteranno all'infinito le pagine della propaganda di guerra - non ha limiti di età e persino i poppanti possono fare, magari senza saperlo, la loro parte. Verso l'alto il suo traguardo è il momento dell'inquadramento militare effettivo (confine maschile, che tuttavia finisce per essere assunto come confine generale: bambine e ragazze in tutto questo rimarranno sempre complementari). Al centro dell'attenzione non è dunque una circoscritta fascia di età ma piuttosto un percorso evolutivo, una specie di progressione continua dalla prima infanzia all'età di imbracciare le armi, durante la quale le nuove leve vengono interpellate, mobilitate, inquadrate, conquistate, utilizzate e così accompagnate a saldarsi, potente collante e leva moltiplicatrice delle energie, nella nazione. Il libro cerca di esplorare il punto di vista dei bambini e di rivisitarne le emozioni, i sogni, i percorsi dell'immaginario.