"La Clizia è, in nuce, proprio questo: una parabola profana sul tentativo, da parte dell'individuo, di sottrarsi ad un insieme di regole - le cosiddette consuetudini del vivere civile - e sulla sua inevitabile sconfitta. Nel microcosmo della famiglia, speculare al macrocosmo della società, Nicomaco è l'"irregolare" che, sulla spinta di una molla irrazionale (l'Amore), tenta di infrangere la barriera delle norme elevate dalla società a sua difesa (in base alla Ragione): non la spezzerà, e sarà risucchiato dalla collettività nella griglia delle proprie consuetudini. Il "lieto fine" della commedia è, non a caso, tra i più miserevoli. Il perdono benevolmente concesso a Nicomaco equivale ad una regressione: in uno stato "che egli è una compassione vederlo", sconfortato e straziato, il vecchio è disposto a "ritornare al segno", "a non uscire fuora" dell'ordine: è ricondotto (in altri termini) ad una totale passività ('Sofronia mia, fa' ciò che tu vuoi... Io lascio avere ora a te il pensiero delle cose di Cleandro... Governala come tu vuoi...'" (Guido Davico Bonino)