Aggressivo, cinico, selvaggio, eppure stranamente inquietante: tale appare Pozdnysev agli occasionali compagni di viaggio che in una notte di primavera, nell'oscurità di un treno in corsa per la campagna russa, ascoltando sbigottiti la sua torbida storia di uxoricida, tramata da convulse, appassionate perorazioni. La sua è ben più di una confessione: è un'analisi impietosa, che scende a sondare aspetti scottanti dell'esperienza individuale e collettiva: il matrimonio, i rapporti sessuali, la condizione della donna, la gelosia, l'amore. Ammantate di rigorismo, le sue tesi denudano verità crudeli, dissolvendo i miti tradizionali della santità della famiglia, della felicità coniugale. Qual è la realtà del matrimonio borghese? Su quale ambiguità si fondano i rapporti fra i coniugi? Esiste in esso la possibilità dell'amore? Sono interrogativi non nuovi alla meditazione di Tolstoj. Essi percorrono la sua opera narrativa fin dagli inizi e riflettono, oltre a motivazioni intime e private, l'assiduo interesse con cui lo scrittore esplora una questione fra le più dibattute nella sua età: quella del rapporto fra 'natura' e 'cultura', la cui sintesi avviene appunto nel matrimonio, che nei suoi modi d'essere rispecchia le strutture interiori della società. Ma solo ne "La sonata a Kreutzer" il tema appare espresso in forma tanto esasperata da sfociare nel nichilismo. Il che spiega le polemiche roventi che fin dal suo primo apparire, nel 1889, accolsero l'opera, facendone oggetto di celebrazioni e di condanne.
Lev Nikolaevic Tolstoj nasce a Jasnaja Poljana, in Russia, il 9 settembre 1828 da una famiglia di tradizioni aristocratiche, appartenente alla vecchia nobiltà russa.
Questa condizione influenzerà tutta la sua esistenza: da un punto di vista positivo perché avrà opportunità che altri non avranno, ma anche da un punto di vista negativo perché lo distinguerà dagli altri letterati del suo tempo da cui si sentirà spesso escluso.
La madre morirà quando lui avrà solo due anni e dopo