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Il caso di Stefano Cucchi: la storia, il processo e il nuovo film

15 mila spettatori in due giorni: in onda su Netflix e in qualche sala cinematografica dal 12 settembre, Sulla mia pelle, il film dedicato agli ultimi giorni della vita di Stefano Cucchi sta facendo molto discutere. In realtà l'uscita della pellicola, presentata in anteprima al Festival del cinema di Venezia 2018, diretta da Alessio Cremonini e con un giovane Cucchi interpretato da Alessandro Borghi, ha riportato all'attenzione del pubblico un caso di cronaca mai messo a tacere. La sua drammatica storia risale al 2009, quando Stefano, un giovane tossicodipendente, viene arrestato e, dopo sette giorni di carcere, muore all’ospedale Sandro Pertini di Roma a causa delle percosse subite in carcere. Un fatto che ha segnato una generazione e un pezzo di storia italiana, diventando il simbolo della violenza del Potere, della fragilità dello Stato di diritto, dell'incapacità dello Stato italiano di fare i conti con le responsabilità dei suoi servitori. Dal 2009 ad oggi la storia di Stefano Cucchi e i processi contro i medici e i carabinieri presenti nelle due caserme ove avvenne l'identificazione, poi la custodia in camera di sicurezza, hanno tenuto viva l'attenzione sul pericolo che corre un ragazzo che finisce nelle mani di uomini che dovrebbero garantirne la sicurezza e tutelarne la salute. Prima di vedere il film, diamo un'occhiata ai libri che lo hanno raccontato.

Il corpo del reato di Carlo Bonini  

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Carlo Bonini, firma di "Repubblica" e autore di "Acab" e "Suburra" (insieme a Giancarlo De Cataldo), per sette anni ha seguito da vicino il caso Cucchi - attraverso la lettura di decine di migliaia di pagine di atti giudiziari, i colloqui con i familiari, lo studio delle perizie e controperizie medico-legali sulle cause della morte - e in questo libro, che è una vera e propria inchiesta civile raccontata con gli strumenti della narrazione più incalzante, mette al centro il testimone primo e ultimo della verità su quanto accaduto: il Corpo del Reato. Il cadavere di Stefano. Che svelerà le tappe del suo calvario attraverso gli occhi e la scienza di un medico che, per una coincidenza precisa come un responso, sarà lo stesso chiamato a interpretare i segni delle torture inflitte a Giulio Regeni, trucidato in Egitto e intrappolato in una storia oscura, così diversa e così simile a quella di Stefano Cucchi.

Non mi uccise la morte. La storia di Stefano Cucchi di Luca Moretti, Toni Bruno  

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Un libro che racconta con partecipata sofferenza gli ultimi giorni di vita del ragazzo e, con coraggio, squarcia il velo di omertà che è sembrato calare su un caso che ha commosso l'Italia.

La notte del 15 ottobre del 2009, il giovane geometra Stefano Cucchi viene fermato da una pattuglia dei Carabinieri nei pressi del Parco degli Acquedotti di Roma e trovato in possesso di una piccola quantità di hashish. I militari, dopo aver perquisito l'abitazione di Cucchi, arrestano il ragazzo e lo portano in caserma. Al momento dell'arresto - contrariamente a quanto si è sostenuto Stefano gode di ottima salute e frequenta quotidianamente un corso di prepugilistica. Il giorno dopo il suo arresto, processato per direttissima nel tribunale di piazzale Clodio, ha il volto segnato ma sta ancora bene. Quello è l'ultimo momento in cui i genitori di Stefano Cucchi hanno la possibilità di vedere loro figlio. 

Quando hanno aperto la cella. Storie di corpi offesi d Luigi Manconi e Valentina Calderone  

Disponibile in 5-6 giorni

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In Italia in carcere si muore. Alcuni sono suicidi, altri no. E si può morire nel reparto detentivo di un ospedale, come Stefano Cucchi; per strada, come Federico Aldrovandi; legati mani e piedi a un letto di contenzione, come Franco Mastrogiovanni. Si può morire anche durante un arresto, una manifestazione di piazza, un trattamento sanitario obbligatorio. "Quando hanno aperto la cella" porta alla luce le storie di persone che sono entrate in prigione, in caserma o in un reparto psichiatrico e ne sono uscite senza vita. Ricostruisce vicende processuali tormentate, in cui la tenacia di familiari e avvocati si è scontrata con opacità, omertà e, a volte, coperture istituzionali. Racconta di uno Stato che si ricorda di recludere, sorvegliare e punire, ma spesso dimentica di tutelare e rispettare gli individui che gli sono affidati. Prefazione di Gustavo Zagrebelsky e Alessandro Bergonzoni. Con una lettera di Ilaria Cucchi.

Mi cercarono l'anima. Storia di Stefano Cucchi  

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Testi di Ilaria e Giovanni Cucchi, Patrizio Gonnella (Antigone), Mauro Palma (giurista) e Lorenzo Guadagnucci (giornalista).

Presunta morte naturale" è l'epitaffio di Stefano Cucchi, morto a Roma il 22 ottobre 2009 all'ospedale-carcere "Sandro Pertini". Una settimana prima era stato arrestato per spaccio: sette giorni nelle mani dello Stato, dai carabinieri alla polizia penitenziaria, dai magistrati ai medici di carcere e ospedale. La famiglia lo rivedrà dietro una teca di vetro: sul suo corpo, inequivocabili segni di percosse. Ma lo Stato, dopo averla alzata, nasconde la mano, negando la propria responsabilità. Ne è prova la sentenza di primo grado del processo, che commina pene lievi ai medici, assolvendo i tre agenti di polizia penitenziaria imputati solo per lesioni. Il pestaggio, infatti, è riconosciuto ma resta "orfano". Un'inchiesta dalla parte dei "vinti" che minuto per minuto, attore per attore - recupera le testimonianze accantonate, le ragioni delle parti civili e depura i fatti da ogni omissione.

Chi ha ucciso Stefano Cucchi? di Luca Pietrafesa  

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Luca Pietrafesa ripercorre il calvario umano e processuale di Stefano Cucchi e della sua famiglia, con il supporto di documenti, testimonianze, interviste. L’avvocato della famiglia Fabio Anselmo, il deputato radicale Rita Bernardini, i giornalisti Renato Farina, Flavia Perina, Giovanni Bianconi, il senatore Ignazio Marino, il sociologo Luigi Manconi contribuiscono a ricostruire una vicenda che genera vergogna in chi legge. La vergogna di vivere in un paese in cui si può morire, come Stefano, per mano dello Stato.

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