Francesco è un papa nuovo per numerosi aspetti: la provenienza, il nome che ha scelto, le vesti e l'alloggio, la sobrietà, il linguaggio, le libertà che rivendica e riconosce. Nuovo per la continua invenzione di gesti di vicinanza ai feriti della vita, l'audacia di parlare con l'intenzione di arrivare a tutti, la precedenza che attribuisce alla predicazione del vangelo rispetto a ogni altro impegno. Nessun papa in epoca contemporanea aveva posto tanti segni di novità in così poco tempo. Con intenzione ecumenica e collegiale, Francesco si presenta innanzitutto come vescovo di Roma. Egli chiede che la misericordia, rivolta sia alle anime che ai corpi, abbia il primo posto nella predicazione della Chiesa, colloca la missione e la povertà al centro della sua pedagogia ecclesiale, concepisce la comunità cristiana come un "ospedale da campo", si rifiuta di ridurre la fede a ideologia e il kerigma a morale sessuale, lasciando presagire una stagione creativa nella bimillenaria storia della Chiesa cattolica. Che destino avrà quest'uomo che spinge gli abitatori dell'istituzione più carica di storia a pensare il nuovo e a osare l'inedito? Come affronterà le opposizioni di cui farà esperienza? Riuscirà nell'intento di rifare missionaria e povera la Chiesa di Roma, compresa la cittadella curiale? Sarà compreso il suo azzardo di una nuova lingua che spesso contrasta con quella della tradizione?