La schizofrenia ha cent'anni, basta e avanza. Attraverso storie intensamente segnate da questo disturbo inquietante è possibile cogliere il percorso artefatto, la navigazione a deriva di destini umani cui la fortuna ha dato la schiena. Al punto che suona legittima e insieme ammonitrice la domanda: "E se i dadi fossero caduti diversamente?" La risalita dal sottosuolo, attraverso i gradini che si chiamano Romolo e Diego, Livia e Tobia, Lia e Lisa, Nina e Luiselle, Rachele e Ilda... con le loro storie di sofferenza e di lotta, non sembra più utopia, il luogo che non c'è. È il raggio di sole della speranza che illumina la siepe di conformismo, silenzio, omissione, colpa e rinuncia. È caduta ed è caduta per sempre l'idea della malattia mentale "da sempre e per sempre" e pertanto consegnata alla rassegnazione e alla sconfitta. Perché la schizofrenia non sia più un passato che non passa o un presente senza futuro. È ormai al tramonto il teorema dell'ultimo farmaco appena uscito al primo malato appena entrato. Ai malati deboli come giunchi, alle madri forti come querce occorre dire che se mettiamo in campo il sapere, la competenza e la passione, la schizofrenia non sarà più quell'orco terrificante e pauroso che ha segnato le vite di alcuni e l'immaginario di tutti.