Biancaneve, un'operatrice sociale, è in coma profondo da quando ha mangiato la torta di mele della suocera, in circostanze che, rivelate a poco a poco con sapiente dosaggio, fanno pensare a una crisi del rapporto che ha a che fare con il desiderio di maternità della bella addormentata, e soprattutto con l'incapacità di amare del protagonista. Questi, che evidentemente non ha nulla del principe azzurro della fiaba, deve in qualche modo fare i conti con la madre che, per via di una storia complicata in cui non manca una inquietante figura paterna, è anche la matrigna di Biancaneve. Matrigna benevola, certo, nonché madre comprensiva che non esita a spingere il figlio, in certo modo liberato dal sonno della moglie, tra le braccia dell'ultima delle sue conquiste: nell'ordine, l'assistente che accompagna ogni sera al letto dell'addormentata sette affezionatissimi e allegri "portatori di handicap", l'infermiera e un'assicuratrice madre di una bellissima bambina che a questo punto non stupisce scoprire ritardata mentale. La fuga dal rapporto amoroso, o meglio dalla sua piena realizzazione che anche stavolta ne consegue, trova uno sbocco parossistico in uno straordinario finale a sorpresa in cui tutte le figure femminili - madre, matrigna, moglie, amante si confondono. La fiaba di Biancaneve è rimessa in scena nel teatro della crudeltà.